L’attività di produzione del sale è documentata già dal 1200, periodo in cui il prodotto era una delle merci più esportate soprattutto per la conservazione dei cibi. A far da sfondo ai floridi commerci delle saline è il susseguirsi di varie dominazioni che ne hanno determinato il destino. Nella seconda metà del cinquecento, le saline sono possedute definitivamente dai Moncada: in questi anni le vicissitudini e i traffici commerciali seguirono le peripezie della famiglia spagnola. Principalmente ci fu un aumento produttivo determinato dall’ampia domanda estera e dal conseguente insediamento di nuove tonnare e, sul finire del cinquecento, la crisi che colpì i baroni si tradusse nell’affidamento dei loro beni (saline comprese) alla Deputazione degli Stati col compito di provvedere all’estinzione dei debiti.
Nel seicento la guerra dei trent’anni arrecò svariati danni alla produzione saliniera e anche le esportazioni si ridussero. A far rifiorire i commerci saranno i positivi sviluppi economici nel settore della pesca locale, che costituivano anche un apporto determinante per l’economia del circondario. Ma sembra che la sorte riservi una ricchezza altalenante alle saline, la cui produzione è nuovamente danneggiata dalla rivolta di Messina del 1674. L’impasse produttivo sarebbe stato facilmente superato se non fosse sopravvenuto il sisma del 1693 che causò “distruzioni apocalittiche”, come testimoniarono i superstiti.
Sebbene la ricostruzione fu celere e collettiva, nel frattempo i melillesi dovettero venir meno ai loro usuali impegni commerciali e si trovarono in ristrette possibilità economiche.
Appena ripresi i traffici mercantili la situazione ancora instabile fu aggravata dalla guerra di successione seguita alla morte di Carlo II. Dal 1720 Carlo VI, imperatore d’Austria, si assicura il dominio sull’isola siciliana e inizia un’opera volta alla riqualifica del commercio, inserendo i porti siciliani tra le più importanti rotte commerciali e consolidando gli scambi con Trieste.
Nel 1734, con il passaggio della Sicilia sotto il dominio dei Borbone, inizia una fase di sviluppo commerciale che vede l’isola protagonista di un intenso scambio con i porti dell’Adriatico e con i paesi del nord Europa, consumatori di un’elevata quantità di sale per la conservazione del merluzzo. Palese segno di tale agognata ripresa commerciale è l’ascesa della produzione saliniera, testimoniata dagli scritti dello storico Landolina: “le saline che avanzano ogni giorno fanno crescere il commercio del sale”.
Alle soglie dell’ottocento il commercio del sale con i mercati europei si interrompe a causa del blocco continentale imposto dai francesi. Tuttavia aumentarono gli scambi commerciali con l’Inghilterra, che già aveva invaso i mercati dell’isola con i suoi prodotti.
La Sicilia si avvia ad una rapida ascesa commerciale che le concede una prosperità prima di allora sconosciuta. Con il rientro della famiglia reale a Napoli riprende il commercio con l’estero che rende possibile la nascita di una ricca classe di mercanti e imprenditori.
Dal 1860 l’esportazione fu in crescita e, per tutto il novecento, grazie anche alla nascita della stazione ferroviaria che ne facilitava lo smercio, essa progredì raggiungendo un livello che si ripresenterà solo nella seconda metà del novecento.